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SPACE ECONOMY E ASSICURAZIONI: IL FUTURO È GIÀ QUI

Ott 25, 2024

Immaginate di produrre farmaci nello spazio, coltivare le viti, realizzare cavi ottici, o di estrarre terre rare sulla Luna per i microchip dei nostri cellulari. Tutto questo può sembrare un sogno ma è già realtà, e lo sarà sempre di più nel giro di 3 anni.

È stata la grande scoperta che abbiamo fatto durante il 2° appuntamento di Insurance Garden dal titolo “Spazio, prossima frontiera. Le nuove opportunità per le imprese nella Space Economy e gli impatti sul mondo assicurativo”.

La novità è dunque che, dopo il predominio dei governi dei vari Paesi nel mondo per attività scientifiche, ora lo spazio si apre anche ai privati e alle loro attività commerciali.

Cosa comporterà tutto ciò dal punto di vista assicurativo? Abbiamo cercato di scoprirlo grazie al contributo di un eminente speaker, Roberto Provera – Direttore Nuove Iniziative, Partnership e Innovazione, Esplorazione e Scienza di Thales Alenia Space – e con l’aiuto di Paolo Ungaro, broker di lungo corso, e di Stefano Vassena, Senior Loss Adjuster di C&P esperto in Sinistri Complessi & Corporate e Aviation.

 Spazio: dove si opera e che cosa si produce

Roberto Provera ha innanzitutto chiarito che attualmente l’attività di esplorazione di Thales Alenia Space e dei suoi concorrenti si concentra nell’Orbita Bassa (a circa 400 km dalla terra, zona di microgravità) e sulla Luna: “L’Italia è in prima fila in questa corsa: ci muoviamo per garantire la permanenza umana continua, con basi lunari destinate a governi e privati”.

Per quanto riguarda invece l’Orbita Bassa “il nostro Paese ha contribuito fortemente alla realizzazione della stazione spaziale internazionale e di piattaforme automatiche, che saranno utilizzate anche per scopi commerciali e per la quale seguiremo anche l’attività logistica. Nel 2027, per esempio, è prevista la 1° piattaforma per la produzione farmaceutica e biotech (SpaceRider): le molecole prodotte in micro gravità, infatti, sono più pure. Per lo stesso motivo si potranno stampare anche retine biotech, oppure realizzare cavi in fibra ottica. Nel 2032, invece, lanceremo il primo habitat lunare”.

Un’economia da 300 miliardi

Si può quantificare il peso economico di queste nuove attività? “Le ricerche parlano di 300 miliardi di dollari all’anno. Teniamo conto che attualmente i costi maggiori sono rappresentati dai lanci in orbita di tutto ciò che servirà a creare e ad alimentare questi business” dice Provera.

Ovviamente occorrerà tenere conto che le tecnologie di produzione dovranno adattarsi al nuovo ambiente di microgravità, “dove le radiazioni non sono schermate dall’atmosfera, c’è presenza di polveri e detriti spaziali e le temperature sono molto elevate o molto basse”.

Contestualmente si sta sviluppando anche la presenza dell’uomo nello spazio, a partire dal turismo, ma non solo.

La Luna e i suoi tesori

Fino a poco tempo fa, nota Provera, la Luna veniva gestita dai governi come base per la ricerca scientifica; ora si considera come base per sperimentare tecnologie che serviranno all’uomo per sopravvivere su altri pianeti – come Marte  -, come base di lancio verso i pianeti del sistema solare e anche come giacimento per estrazione. Sì, ma di cosa? “Terre rare, che sul nostro pianeta scarseggiano ma sono indispensabili per gli strumenti tecnologici, elio, e anche acqua per produrre combustibile e permettere la sopravvivenza degli esseri umani”.

La legislazione spaziale

Come è governato lo spazio? A quali leggi soggiace? Provera spiega che ancora oggi ci si basa su un trattato Onu di oltre 60 anni fa, nel quale si dichiara che “lo spazio è di tutti, ne va fatto un uso pacifico e si deve applicare la regola del mutuo soccorso. Si aggiunge poi che ogni organismo è responsabile in caso di problemi dei sistemi che manda in orbita”. La normativa comunque avanza in ogni Paese: il governo italiano, ad esempio, sta approvando una legge che regolamenterà, tra le altre cose, le responsabilità in caso di danni causati da operazioni in orbita.

E le assicurazioni?

Detto ciò, Provera ha ammesso che per le aziende private oggi è davvero difficile trovare una compagnia disposta ad assicurare i rischi nello spazio che, come si può immaginare, sono davvero molti.

Per capire a che punto siamo in questo ambito, Paolo Ungaro ha presentato una breve storia delle assicurazioni spaziali per arrivare allo stato dell’arte che ci si presenta oggi.

Tutto inizia degli anni Sessanta

I primi assicuratori “spaziali” sono stati i Lloyd’s, nel 1965, in riferimento alle fasi di pre-lancio di un satellite denominato Early Birds. “Bisogna aspettare fino al 1977 per vedere in gioco l’Italia: in quell’anno Generali assicura il lancio da Cape Canaveral del Sirio, satellite italiano per le telecomunicazioni” aggiunge Ungaro.

Dopo di che arrivano anche i primi sinistri: “Nel 1984 sempre i Lloyd’s recuperano due satelliti in orbita resi inutilizzabili, pagano gli indennizzi alle società proprietarie dei satelliti, ne divengono proprietari a loro volta e decidono di ripararli e rivenderli.

Ma l’anno memorabile dei sinistri spaziali è stato purtroppo il 1986, quando lo Space Shuttle Challenger si disintegra a pochi secondi dal lancio”.

Dopo tale evento il mondo assicurativo si ritrae, ma già negli anni Novanta lo stesso Ungaro assicura due mini satelliti per telecomunicazioni e lettura dei contatori luce, gas e acqua.

Ancora oggi però i Lloyd’s sono tra i pochi assicuratori attivi nello spazio.

Le polizze oggi

Arriviamo ai nostri giorni. Attualmente, spiega Ungaro, le polizze assicurative spaziali coprono i seguenti rischi:

  • RC: prevede la responsabilità diretta degli “Stati lanciatori” per danni causati a terze parti dai propri veicoli
  • Polizza danni pre-lancio | lancio (fase più pericolosa) | orbita. Qui è indispensabile la clausola di rinuncia alla rivalsa, perché è impossibile determinare di chi sia la responsabilità
  • Business interruption e loss of profits. Copertura per la perdita di fatturato derivante dall’inattività
  • Cybersecurity e violazione dei dati

Ogni attività prevede più assicuratori, ciononostante il mercato rimane molto concentrato e al momento le perdite sono superiori ai profitti: “Nel 2023 le compagnie hanno incassato 557 milioni di dollari di premi ma hanno registrato sinistri per 995 milioni. Ora però si prospetta un nuovo scenario” precisa Ungaro. “Con l’apertura dello spazio ai commerci si genereranno nuovi rischi per le missioni spaziali. E a ciò si aggiunge il turismo spaziale: proprio lo scorso settembre con Space X è stata inaugurata la prima passeggiata in orbita!”.

Le sfide del mondo assicurativo

Ha proseguito il discorso assicurativo Stefano Vassena, evidenziando ciò che oggi si può realizzare nello spazio, oltre a quanto anticipato da Roberto Provera e Paolo Ungaro.

  • Energia
  • Leghe e materiali innovativi con proprietà uniche, non replicabili sulla Terra a causa delle diverse condizioni fisiche (assenza di gravità, ambiente controllato, ecc…)
  • Ricerche mediche in orbita: alcuni ospedali stanno già collaborando per condurre ricerche in orbita su malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson, sfruttando l’ambiente a microgravità per test avanzati.
  • Agricoltura Alimenti migliorati: piante coltivate nello spazio, come viti e uva, mostrano una crescita più rapida e robusta rispetto alla crescita sulla Terra, suggerendo possibilità di miglioramento delle produzioni agricole terrestri.

Tra vecchi e nuovi rischi il mercato avanza

Di fronte a questa mole di attività i rischi che si possono generare sono quelli dinamici e di esercizio: Quando si inizieranno a installare basi commerciali spaziali o lunari “immaginiamo di avere tutto da realizzare, con il materiale che deve giungere a destinazione (rischi logistici). A questo punto vi sarà la fase di assemblaggio e messa in opera e poi, appunto, la fase di esercizio: problemi alle macchine, agli impianti, alle merci, problemi di manutenzione. Più o meno, al netto degli eventi possibilmente e potenzialmente dannosi, non ci troviamo in una condizione difforme da quella delle polizze property” dice Vassena.

“Potremmo perciò avere delle polizze assimilabili alle CAR/EAR che coprono l’opera ‘spaziale’ con tutti i rischi che ne potranno derivare, ovviamente diversi da quelli terrestri, perché le tecnologie e gli ambienti sono completamente differenti: non ci saranno alluvioni, probabilmente, ma il rischio di incappare nei detriti spaziali – che viaggiano a quasi 30 mila km/h -, per esempio, invece potrà esserci. In più, vanno considerati i rischi relativi alle persone che operano in questi settori e ambienti” spiega ancora Vassena.

Ci troveremo sicuramente anche di fronte a nuovi rischi, “di cui non avremo statistiche, perciò occorrerà un importante scambio di informazioni tra assicurato e assicuratore, oltre che numerose competenze scientifiche. L’assicuratore diventerà un partner indispensabile dell’azienda per suddividere il rischio. Il tempo e l’aumento delle informazioni permetteranno di quotare correttamente i rischi e di far scendere i prezzi”. Sì, perché l’aspetto dei costi non è indifferente. Attualmente, specifica Provera, “portare un chilo di materiale in orbita può costare 200 mila dollari – andata e ritorno – sulla Luna anche 1 milione di dollari”.

“Lo sviluppo del mercato, lo abbiamo visto, sarà enorme e diventerà molto appetibile. Sarà difficile tenersi in disparte a quel punto” conclude Vassena.

Le domande dal pubblico sono state numerose e molto specifiche. Rispondendo a esse i nostri speaker hanno delineato uno scenario davvero affascinante e ancora tutto da costruire.

Arrivederci al prossimo Insurance Garden.

 

Il podcast

È possibile ascoltare l’intervento di Roberto Provera: è già disponibile infatti il podcast dell’incontro: clicca qui.